quarta-feira, 3 de agosto de 2011

EGITTO ROMANO

Padroneggiare l'Egitto è sempre stato visto dagli imperi e regni d'Europa e del Medio Oriente come la porta verso il continente africano. I Greci ed i Romani non solo ha cercato di più le incursioni in Africa a causa della barriera naturale del deserto del Sahara, che ha reso la loro traversata verso Nord Africa un compito quasi impossibile. (Da: scriba Valdemir Mota de Menezes)



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Storia dell'Egitto greco e romano
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Egitto romano

Il principale interesse romano per l'Egitto era costituito dall'approvvigionamento di grano per l'annona della città di Roma. L'amministrazione romana della provincia d'Egitto si stabilì ad Alessandria, sede del prefetto; Roma introdusse nuovi funzionari, nuove forme di tassazione, abolì i titoli di corte tolemaici e l'autonomia della capitale, che perse la sua Bulè; diverse e sostanziali furono le modifiche apportate al sistema tolemaico di governo, tanto che la storiografia più recente parla senza dubbio di Egitto Romano, distinto dall'Egitto Tolemaico. I Greci continuarono a lavorare nella maggior parte degli uffici amministrativi; come tutto l'Oriente ellenistico, greca rimase la lingua utilizzata nella provincia. Il latino, al contrario, si mantenne vivo in ambito militare. Anche la cultura e l'educazione rimasero greche durante il periodo romano. Durante la dominazione romana il commercio con l'India avviato da Tolomeo I subì una grande accelerazione, diventando un'importante risorsa per l'impero.




Dominazione romana


Il primo prefetto d'Egitto, Gaio Cornelio Gallo, portò l'Alto Egitto sotto il controllo di Roma con un intervento militare e stabilì un protettorato sul distretto della frontiera meridionale, che era stata abbandonata dagli ultimi Tolomei. Il secondo prefetto, Elio Gallo, organizzò una spedizione non riuscita per conquistare l'Arabia: la costa egiziana del Mar Rosso non fu controllata dai Romani fino al regno di Claudio. Il terzo prefetto, Publio Petronio, bonificò dei canali di irrigazione, dando il via ad una ripresa dell'agricoltura.


L'Egitto provincia romana nel 120

Dal regno di Nerone in poi, l'Egitto conobbe un'era di prosperità che durò circa un secolo. I maggiori problemi incontrati riguardarono i conflitti religiosi sorti tra Greci ed Ebrei, in particolar modo ad Alessandria, che in seguito alla distruzione di Gerusalemme nel 70 divenne il centro mondiale della religione e della cultura ebraica. Sotto Traiano vi fu una rivolta ebraica, sfociata nella repressione degli Ebrei di Alessandria e nella perdita di tutti i loro privilegi, anche se in seguito vennero rapidamente ripristinati. Adriano, che visitò due volte l'Egitto, fondò Antinopoli in memoria del suo favorito Antinoo. Da allora in avanti furono eretti edifici in stile greco-romano in tutta la regione.

Sotto Marco Aurelio l'eccessiva tassazione condusse gli Egiziani ad una rivolta (139), che fu repressa solo dopo alcuni anni di combattimento. Questa Guerra Bucolica causò gravi danni all'economia e segnò l'inizio del declino economico dell'Egitto. Avidio Cassio, che fu a capo delle armate romane nella guerra, si autoproclamò imperatore, e fu riconosciuto dagli eserciti di Siria ed Egitto. All'avvicinarsi di Marco Aurelio, comunque, fu deposto ed ucciso, e la clemenza dell'imperatore restaurò la pace. Una rivolta simile scoppiò nel 193, quando Pescennio Nigro fu proclamato imperatore alla morte di Pertinace. L'imperatore Settimio Severo, nel 202, diede una costituzione ad Alessandria ed alle capitali provinciali.


L'evento più rivoluzionario nella storia dell'Egitto romano fu l'introduzione del Cristianesimo nel II secolo. Dapprima esso fu vigorosamente osteggiato dalle autorità romane, che temevano le discordie religiose più di ogni altra cosa in un paese nel quale la religione aveva sempre goduto di una notevole importanza. Comunque la nuova religione fece presto seguaci tra gli Ebrei di Alessandria. Da questi passò rapidamente ai Greci, ed in seguito si diffuse tra gli Egiziani dell'interno, senza che l'antica religione opponesse molta resistenza.


Caracalla (211-217) concesse la cittadinanza romana anche ai Greci d'Egitto. Nel III secolo vi fu una serie di rivolte militari e civili. Sotto Decio, nel 250, i Cristiani subirono le prime persecuzioni, ma la loro religione continuò a diffondersi. Durante il regno di Gallieno, il prefetto Emiliano si fece proclamare imperatore dall'esercito, finché il legato di Gallieno, Teodoto, non lo sconfisse. Poco dopo Zenobia, regina di Palmira, invase e conquistò l'Egitto, ma nel 272 Aureliano pose fine alla rivolta contro Roma. Due generali di stanza in Egitto, Marco Aurelio Probo e Domizio Domiziano, organizzarono con successo delle rivolte e furono proclamati imperatori. Diocleziano nel 296 sconfisse Domizio e riconquistò Alessandria. In seguito l'imperatore riorganizzò il paese, dividendolo in tre province, poi diventate quattro. L'editto di Diocleziano del 303 contro i Cristiani fu l'inizio di una nuova era di persecuzione. Ma questo fu l'ultimo serio tentativo di frenare la crescita della religione cristiana in Egitto.

Egitto bizantino

Il regno di Costantino vide la costituzione di Costantinopoli come nuova capitale dell'Impero, e nel corso del IV secolo esso fu diviso in due, con l'Egitto che si ritrovò nella parte orientale. Durante i secoli V e VI l'Impero Romano d'Oriente si trasformò lentamente nell'Impero Bizantino, uno stato cristiano, di lingua greca, che poco aveva in comune con il vecchio Impero Romano, che nel V secolo scomparve davanti alle invasioni barbariche. L'antica cultura egiziana fu gradualmente dimenticata: a causa della sparizione del sacerdozio pagano, nessuno riusciva più a leggere i geroglifici dell'Egitto faraonico, e i templi dell'antica religione furono convertiti in chiese o abbandonati al deserto. Anche la lingua egiziana antica poco a poco si trasformò nella lingua copta, che divenne il linguaggio liturgico del Cristianesimo egiziano.




Con l'Editto di Milano del 313, Costantino pose fine alle persecuzioni contro i Cristiani, e nel 324 fece del Cristianesimo la religione ufficiale dell'Impero. Il Patriarcato di Alessandria si era notevolmente sviluppato dai primordi del I secolo, ed Alessandria era diventata nel III secolo uno dei centri più importanti della cristianità. Non a caso fu proprio quella città ad essere protagonista del primo grande scisma del mondo cristiano, tra i seguaci del sacerdote alessandrino Ario e l'ortodossia, rappresentata da Atanasio di Alessandria. In seguito al Concilio di Nicea del 325, questi divenne arcivescovo di Alessandria e continuò la battaglia contro le idee ariane. La controversia teologica si trasformò in contesa politica, causando rivolte che interessarono gran parte del IV secolo.


La religione ortodossa non trovò, comunque, terreno fertile in Egitto per una facile diffusione. Oltre all'Arianesimo, varie eresie, come lo Gnosticismo ed il Manicheismo, trovarono numerosi adepti. Un altro fenomeno religioso, iniziato in Egitto dalle prime persecuzioni, fu il Monachesimo, caratterizzato dalla rinuncia al mondo materiale da parte di cristiani, che si recavano nel deserto per vivere da anacoreti. Nel corso del IV secolo il paganesimo perse gradualmente i suoi seguaci, fino alla definitiva scomparsa in seguito all'editto teodosiano del 389. Poco più tardi fu distrutto il celebre tempio di Serapide ad Alessandria d'Egitto, la roccaforte pagana nella regione. Alessandria, la seconda città dell'Impero, continuò ad essere al centro delle violente controversie religiose. Cirillo, patriarca di Alessandria, convinse il governatore della città ad espellere gli Ebrei nel 415. L'uccisione della filosofa Ipazia segnò la fine della cultura classica in Egitto. Un altro scisma nella Chiesa provocò una guerra civile in Egitto.


La controversia monofisita nacque dopo il Concilio di Costantinopoli del 381 e continuò fino al Concilio di Calcedonia del 451, che sancì la vittoria della posizione ortodossa. L'appartenenza della chiesa egiziana al credo monofisita creò gravi problemi a causa dell'ostilità dei rapporti tra il clero ed il prefetto, che rappresentava le idee ortodosse della corte imperiale. Sotto Zenone (474-491) vi fu una serie di deposizioni, deportazioni e condanne dei patriarchi alessandrini a favore dei vescovi nominati dall'imperatore.

La pace religiosa arrivò col regno di Anastasio (491-518), ma la situazione economica dell'Egitto era in condizioni disastrose. Lo spopolamento e la crescente miseria, dovuta in parte ad un sistema fiscale arbitrario, accompagnate dalla diffusione dei grandi latifondi a scapito delle piccole proprietà terriere, erano alcuni dei mali endemici in cui versava l'Egitto. Giustiniano (527-565) si impegnò per salvare il paese dall'anarchia, diede nuovo impulso all'attività edilizia e risolse il problema delle incursioni dei Blemmi.



Alla diocesi d'Egitto subentrò una divisione in cinque eparchie, amministrate ciascuna da un governatore con funzioni civili e militari. Sotto il regno di Giustiniano scomparve anche l'ultimo baluardo pagano, il tempio di Iside a File. Ma nel 616 i Persiani invasero l'Egitto ed occuparono Alessandria. La dominazione persiana durò circa dieci anni, fino a quando le sconfitte subite in Siria ed in Mesopotamia per mano delle truppe imperiali non obbligarono i Persiani a ritirarsi. L'imperatore Eraclio riunì le cariche di prefetto e di patriarca nella persona di Ciro, le cui tendenze antimonofisite ingigantirono la frattura religiosa e politica tra l'Egitto e l'Impero.

Nel 639 un imponente esercito arabo, mandato dal califfo Omar ibn al-Khattab, passò dalla Palestina in Egitto e nel 641 conquistò Alessandria. Dopo 973 anni, finiva così la dominazione greco-romana in Egitto.

STORIA DELL' EGITTO GRECO

Padroneggiare l'Egitto è sempre stato visto dagli imperi e regni d'Europa e del Medio Oriente come la porta verso il continente africano. I Greci ed i Romani non solo ha cercato di più le incursioni in Africa a causa della barriera naturale del deserto del Sahara, che ha reso la loro traversata verso Nord Africa un compito quasi impossibile. (Da: scriba Valdemir Mota de Menezes)


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Storia dell'Egitto greco

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Le conquiste di Alessandro Magno portarono l'Egitto nell'orbita del mondo greco. Dopo circa tre secoli di dominio da parte della dinastia tolemaica, fu incorporato nello Stato romano (30 a.C.), alla morte di Cleopatra VII, dopo la sconfitta ad Azio. Alla morte di Teodosio I (395) l'Egitto entrò definitivamente a far parte della Impero romano d'Oriente fino alla conquista araba del 641.
Índice
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• 1 Egitto tolemaico
o 1.1 Tolomeo I Soter
o 1.2 Tolomeo II
o 1.3 Tolomeo III
o 1.4 Declino dei Tolomei
o 1.5 Gli ultimi Tolomei
 1.5.1 Il Regno tolemaico d'Egitto (51-30 a.C.) di Cleopatra VII




Egitto tolemaico

Tra il 332 e il 331 a.C. Alessandro Magno, re di Macedonia, dopo una sterile resistenza da parte dei Persiani, conquistò l'Egitto, dove fu accolto come un liberatore. Infatti, era in quel paese africano che il giogo persiano era maggiormente avvertito e meno accettato. Alessandro ricompensò gli Egiziani riordinando l'amministrazione: abbandonando il modello delle satrapie persiane, fino ad allora da lui adottato per i territori conquistati, vennero nominati due governatori indigeni, Petisi e Doloaspi. L'amministrazione delle finanze fu invece affidata a un greco residente in Egitto, Cleomene di Naucrati. Ai macedoni e ai greci al seguito di Alessandro e ai membri della sua corte furono assegnate solo cariche militari, ma non civili.


Alessandro dimostrò inoltre grande rispetto per gli dei del paese, visitò Menfi e si recò fino all'oasi di Siwa nel deserto libico, dove esisteva un celebre santuario oracolare del dio Amon (assimilato dai Greci a Zeus). Il responso oracolare lo dichiarò qui figlio del dio, offrendogli un punto di partenza per l'istituzione di un culto divino per il monarca.

Nella regione del Delta del Nilo, decise la fondazione della nuova capitale Alessandria d'Egitto, la prima delle molte città a cui diede il suo nome. Nel 331 partì per la spedizione contro i Persiani.


In seguito alla morte di Alessandro nel 323 a.C., il suo impero fu diviso tra i suoi generali. Tolomeo, figlio di Lago, uno dei più stretti collaboratori di Alessandro, fu nominato satrapo dell'Egitto, e presto si autoproclamò sovrano, anche se non prese il titolo di re fino al 305 a.C. Come Tolomeo I Sotere ("Salvatore") fondò la Dinastia tolemaica, la quale regnerà sull'Egitto per 300 anni. Tutti i sovrani di sesso maschile della dinastia ebbero il nome "Tolomeo". Poiché i re tolemaici adottarono l'usanza egizia di sposare le loro sorelle, molti sovrani regnarono congiuntamente alle loro spose, che erano di stirpe reale. La famosa Cleopatra fu la sola regina tolemaica a regnare da sola, dopo la morte del fratello-marito Tolomeo XIII.




I primi Tolomei costituirono una monarchia assoluta in continuità con la tradizione faraonica e rispettarono le credenze religiose e le usanze degli Egiziani, costruendo nuovi templi per le divinità egizie. Tolomeo I riformò l'amministrazione del paese, senza alterarne le antiche abitudini e conservando la tradizionale distinzione tra Alto e Basso Egitto. Il paese era diviso amministrativamente in nomoi, a capo dei quali c'era il nomarca, a cui Tolomeo affiancò lo stratego greco. Dall'inizio del III secolo a.C. migliaia di veterani macedoni e greci furono ricompensati con assegnazioni di terre in Egitto e coloni greci si stabilirono nei villaggi di tutta la regione. L'Alto Egitto, più lontano dal centro del governo, fu meno interessato dall'immigrazione greca, finché Tolomeo I non fondò la colonia greca di Tolemaide per farla diventare la capitale della regione. I Greci, comunque, rimasero sempre una minoranza privilegiata nell'Egitto tolemaico. Costoro ricevevano un'educazione greca ed erano cittadini delle città come se fossero stati in Grecia. Gli Egiziani furono di rado ammessi ai più alti livelli della cultura greca.


] Tolomeo I Soter


Il primo periodo del regno di Tolomeo I fu dominato dalle guerre tra i vari stati sorti dalla divisione dell'impero di Alessandro. L'obiettivo primario di Tolomeo fu di tenere salda la posizione dell'Egitto, e secondariamente di incrementare i domini egiziani. In pochi anni assunse il controllo di Libia, Palestina e Cipro. Quando Antigono I, re della Siria, tentò di riunire l'impero di Alessandro, Tolomeo prese parte alla coalizione contro di lui. Nel 312 a.C. alleato con Seleuco I, il sovrano di Babilonia, sconfisse Demetrio I, figlio di Antigono, nella battaglia di Gaza.
Nel 311 a.C. fu conclusa una pace tra i contendenti, ma nel 309 a.C. la guerra scoppiò di nuovo. Tolomeo occupò Corinto ed altre parti della Grecia, anche se perse Cipro dopo una battaglia navale nel 306 a.C. Antigono tentò poi di invadere l'Egitto, ma non vi riuscì. Nel 302 a.C. vi fu un'altra coalizione contro Antigono, alla quale partecipò Tolomeo. Quando Antigono fu sconfitto ed ucciso nella Battaglia di Ipso nel 301 a.C. Tolomeo ottenne la Palestina. In seguito Tolomeo non prese parte ad altre guerre, anche se riconquistò Cipro nel 295 a.C. Nel 290 a.C. circa intraprese i lavori di costruzione del Museo e della Biblioteca di Alessandria. Avendo dato sicurezza la regno, Tolomeo nel 285 a.C. associò al regno e designò come successore il figlio avuto dalla terza moglie Berenice, escludendo il primogenito Tolomeo Cerauno. Morì nel 283 a.C. all'età di 84 anni, lasciando al figlio un regno stabile e ben governato.


Tolomeo II


Tolomeo II Filadelfo successe al padre come re d'Egitto nel 283 a.C. Fu impegnato nella Prima Guerra Siriaca contro i Seleucidi in Celesiria (c. 276-271 a.C.) e nella cosiddetta Guerra Cremonidea contro Antigono II Gonata in Grecia. La Seconda Guerra Siriaca ebbe esito incerto e si concluse nel 253 a.C. con il matrimonio tra Antioco II e Berenice, figlia di Tolomeo. Le campagne consentirono all'Egitto di espandersi su tutto il Mar Mediterraneo orientale, avendo ottenuto il controllo delle regioni costiere di Cilicia, Panfilia, Licia e Caria. Sposò in prime nozze Arsinoe I, figlia di Lisimaco, e nel 276-275 a.C. circa si unì alla sorella Arsinoe II, aggiungendo al suo impero i possedimenti della moglie nel Mare Egeo. A lui ed ai suoi consiglieri si deve l'assetto generale del sistema burocratico del regno, basato sulla divisione del territorio in nomi, al comando di generali, controllati dal Diochetes, il primo ministro. Tolomeo istituì anche il culto del sovrano, divinizzando alcuni membri della dinastia. Inoltre arricchì ed ampliò il Museo e la Biblioteca di Alessandria.





Tolomeo III


Tolomeo III Evergete ("il benefattore") successe al padre nel 246 a.C. e sposò Berenice II di Cirenaica, che gli portò in dote la regione. Dal 246 al 241 a.C. condusse con successo una guerra contro Antioco II (la terza Guerra siriaca), in quanto questi aveva ripudiato la moglie Berenice, sua sorella. La vittoria segnò l'apice del potere dell'Egitto tolemaico, che controllava gran parte delle coste dell'Asia Minore e della Grecia. Durante il suo regno l'Egitto conobbe un momento di grande splendore ed il culto di stato del sovrano come incarnazione del dio raggiunse l'acme. L'Evergete iniziò anche la costruzione del tempio di Edfu, uno dei maggiori dell'Egitto.


Declino dei Tolomei


Nel 221 a.C. Tolomeo III morì e gli successe suo figlio Tolomeo IV Filopatore. Antioco III il Grande mosse una serie di attacchi in Palestina, nel 221 e durante la quarta Guerra siriaca, che iniziata nel 219 ebbe termine nel 217 con la vittoria egiziana nella Battaglia di Rafia. Ciononostante l'Egitto conobbe un periodo di rivolte interne, che portarono alla costituzione, verso il 208, del regno indipendente della Tebaide.


Tolomeo V Epifane, figlio di Tolomeo IV ed Arsinoe III, fu collega del padre probabilmente a partire dal 210, anno della sua nascita. Essendo ancora piccolo, alla morte del padre, il governo fu retto dai suoi tutori. All'interno scoppiarono rivolte che durarono due decenni, mentre sul fronte esterno Antioco III invase nuovamente la Palestina fino alla sua definitiva conquista nella battaglia di Panion nel 200 circa (quinta Guerra siriaca). Contemporaneamente Filippo V di Macedonia si impossessò delle isole dell'Egeo e delle città della Tracia, fatto che provocò l'intervento di Roma e la seconda Guerra macedonica. Nel 197 a.C. Tolomeo fu dichiarato maggiorenne ed intorno al 194 a.C. sposò la principessa seleucide Cleopatra I. Sul fronte interno, continuarono le rivolte in Tebaide, riconquistata nel 186 a.C., e nel Delta. In politica estera Tolomeo strinse rapporti di amicizia con i Romani.





Nel 180 a.C. gli successe il figlio Tolomeo VI Filometore. Essendo un bambino, regnarono al suo posto prima la madre Cleopatra I, e alla sua morte, avvenuta nel 176, due tutori. Nel 170 a.C. Antioco IV Epifane invase l'Egitto, depose il Filometore e si fece incoronare re d'Egitto (169 a.C.). La cosa provocò una rivolta ad Alessandria, dove fu proclamato re il fratello di Tolomeo, con il nome di Tolomeo Evergete II, detto il Fiscone. Quando Antioco si ritirò, i due fratelli governarono insieme alla sorella Cleopatra II per alcuni anni sotto il controllo di Roma. Nel 164 il Filometore fu cacciato, ma tornò l'anno dopo, cedendo al fratello Cirene e la Libia. Nel 155 Tolomeo VI sconfisse definitivamente il fratello. Dopo una fortunata campagna iniziata nel 150, venne nominato re seleucide insieme con Demetrio II. Morì in battaglia nel 145 a.C.


Gli ultimi Tolomei


Dopo il breve regno del figlio di Tolomeo VI, Tolomeo VII Neos Filopatore, nel 144 a.C. divenne re Tolomeo VIII. Sposata la sorella Cleopatra II, dopo due anni la ripudiò per sposare la figlia di lei Cleopatra III. Intorno al 130 a.C. Cleopatra II costrinse il fratello a lasciare l'Egitto e a rifugiarsi a Cipro. Da qui l'Evergete tornò nel 127. Alla sua morte, avvenuta nel 116, presero il potere Cleopatra III e suo figlio Tolomeo IX Sotere II (Latiro). Questi, dopo aver accettato come correggente il fratello Tolomeo X Alessandro I, dovette fuggire dall'Egitto nel 107. In seguito alle morti della madre e del fratello, riconquistò il regno nell'88 e lo tenne assieme alla figlia Cleopatra Berenice, fino alla morte avvenuta nell'80. Il suo successore Tolomeo XI Alessandro II, figlio di Tolomeo X, non regnò a lungo. Dopo che ebbe ucciso la matrigna e moglie Cleopatra Berenice, fu assassinato dagli Alessandrini nello stesso anno in cui era salito al trono. Il suo testamento, probabilmente falso, lasciava l'Egitto a Roma.

Sempre nell'80 a.C. divenne sovrano un figlio di Tolomeo IX, Tolomeo XII Neo Dioniso (Aulete). L'Egitto era di fatto un protettorato di Roma, che si impadronì della Libia e di Cipro. Nel 58 a.C. Tolomeo XII fuggì a Roma, in seguito ad una rivolta della popolazione di Alessandria, ma tre anni più tardi i Romani lo restaurarono al potere. Morì nel 51 a.C., lasciando il potere al piccolo figlio Tolomeo XIII, che regnò insieme alla sorella e moglie Cleopatra VII.

Il Regno tolemaico d'Egitto (51-30 a.C.) di Cleopatra VII


In questo periodo il Regno d'Egitto fu uno dei più acerrimi nemici di Roma, e la sua regina, Cleopatra, che sperava di dominare sull'intero Mediterraneo, fu uno dei personaggi più pericolosi per il nascente impero romano. Durante il regno di Cleopatra la storia egiziana si fuse con la storia generale del mondo romano, anche per l'assassinio di Pompeo in Egitto nel 48 a.C.. Dopo la morte del giovane Tolomeo XIII, sconfitto in battaglia da Caio Giulio Cesare nel 47 a.C., fu nominato collega e marito di Cleopatra suo fratello Tolomeo XIV. Nel 44 a.C. Cleopatra lo fece uccidere e regnò insieme al presunto figlio di Giulio CesareTolomeo XV Cesarione.






In seguito Cleopatra si alleò con Marco Antonio, e sembrò che l'Egitto stesse diventando una nuova potenza Mediterranea, grazie soprattutto alla Donazione di Alessandria, con la quale Antonio cedette all'Egitto numerosi territori orientali romani e Cleopatra ebbe il titolo di Regina dei Re. Tuttavia l'esercito egizio e flotta tolemaica di Cleopatra, appoggiati dall'esercito di Antonio, subirono la sconfitta ad opera di Ottaviano nella battaglia di Azio del 31 a.C.. Scappata in Egitto con 60 navi, qui si uccise, dopo che Ottaviano aveva vinto le ultime resistenze e conquistato il paese. Poco prima si era suicidato Marco Antonio. Con la caduta di Alessandria, avvenuta il 1 agosto del 30 a.C., l'Egitto divenne una provincia di Roma, retta da un praefectus Alexandreae et Aegypti, scelto nell'ordine equestre. Con la morte di Cleopatra VII, si estinse la dinastia tolemaica e finì l'età cosiddetta ellenistica, iniziata nel 323 a.C. con la morte di Alessandro Magno.

segunda-feira, 13 de junho de 2011

EVANGELIO ARABE DE LA INFANCIA DE JESÚS

EVANGELIO ARABE DE LA INFANCIA DE JESÚS

Neste libro se encuentra la posible historia de vida de Jesus, mientras su familia habia huido de Israel para el Egipto.


Este es un evangelio apócrifo que circuló en los siglos siguientes la edad apostólica. Textos apócrifos que también se encuentra en el Corán islámico, mostrando la influencia que este libro ha tenido en los pueblos árabes, y también en la iglesia copta de Egipto. Este libro cuenta la historia de los milagros de Jesús en su nacimiento, a continuación, durante la huida a Egipto y la tercera parte, se refiere a los milagros de Jesús como un niño.

En el libro hay partes que se han agregado en el período de la iglesia pagana, cuando los cristianos católicos han venerado a María como Virgen Santa. En el libro que leemos acerca de personas que mueren condenados por Jesús, sino también mucha gente siendo sanada y liberada de los demonios.

Los demonios conocen a Jesús, mostróconocer de su preexistencia. Se habla también de la divinidad de Jesús. El libro debe ser aceptado con reservas. Algunas historias deben ser verdaderas y que fueron transmitidas por la tradición y más tarde se unió a las fábulas y los conceptos ya establecidos dentro de la iglesia. (Comentario escribano Valdemir Mota de Menezes)









EL EVANGELIO ÁRABE DE LA INFANCIA
Palabras pronunciadas por Jesús en la cuna
I 1. Hemos encontrado estas palabras en el libro de Josefo, el Gran Sacerdote que existía en tiempo del Cristo, y que algunos han dicho que era Caifás.
2. El cual afirma que Jesús habló, estando en la cuna, y que dijo a su madre: Yo soy el Verbo, hijo de Dios, que tú has parido, como te lo había anunciado el ángel Gabriel, y mi Padre me ha enviado para salvar al mundo.
Viaje de María y de José a Bethlehem
II 1. El año 309 de Alejandro, ordenó Augusto que cada individuo fuese empadronado en su país. Y José se aprestó a ello, y, llevando consigo a María, su esposa, partió para Bethlehem, su aldea natal.
2. Y, mientras caminaban, José advirtió que el semblante de su esposa se ensombrecía por momentos, y que por momentos se iluminaba. E, intrigado, tomó la palabra, y preguntó: ¿Qué tienes, María? Y ella respondió: Veo, oh José, alternar dos espectáculos sorprendentes. Veo al pueblo de Israel, que llora y se lamenta, y que, estando en la luz, semeja a un ciego, que no percibe el sol. Y veo al pueblo de los incircuncisos, que habitan en las tinieblas, y que una nueva claridad se levanta para ellos y sobre ellos, y que ellos se regocijan llenos de alegría, como el ciego cuyos ojos se abren para ver la luz.
3. Y José llegó a Bethlehem para instalarse en su aldea natal, con toda su familia. Y, cuando llegaron a una gruta próxima a Bethlehem, María dijo a José: He aquí que el tiempo de mi alumbramiento ha llegado, y que me es imposible ir hasta la aldea. Entremos, pues, en esta gruta. Y, en aquel momento, el sol se ponía. Y José partió de allí presuroso para traer a María una mujer que la asistiese. Y halló por acaso a una anciana de raza hebraica y originaria de Jerusalén, a quien dijo: Ven aquí, bendita mujer, y entra en esta gruta, donde hay una joven que está a punto de parir.
La partera de Jerusalén
III 1. Y la anciana, acompañada de José, llegó a la caverna, cuando el sol se había puesto ya. Y penetraron en la caverna, y vieron que todo faltaba allí, pero que el recinto estaba alumbrado por luces más bellas que las de todos los candelabros y las de todas las lámparas, y más intensas que la claridad del sol. Y el niño, a quien María había envuelto en pañales, mamaba la leche de su madre. Y, cuando ésta acabó de darle le pecho, lo depositó en el pesebre que en la caverna había.
2. Y la anciana dijo a Santa María: ¿Eres la madre de este recién nacido? Y Santa María dijo: Sí. Y la anciana dijo: No te pareces a (las demás) hijas de Eva. Y Santa María dijo: Como mi hijo es incomparable entre los niños, así su madre es incomparable entre las mujeres... Y la anciana respondió en estos términos: Oh, señora, yo vine sin segunda intención, para obtener una recompensa. Nuestra Señora Santa María le dijo: Pon tu mano sobre el niño. Y ella la puso, y al punto quedó curada. Y salió diciendo: Seré la esclava y la sierva de este niño durante todos los días de mi vida.
Adoración de los pastores
IV 1. Y, en aquel momento, llegaron unos pastores, y encendieron una gran hoguera, y se entregaron a ruidosas manifestaciones de alegría. Y aparecieron unas legiones angélicas, que empezaron a alabar a Dios. Y los pastores también lo glorificaron.
2. Y, en aquel momento, la gruta parecía un templo sublime, porque las voces celestes y terrestres a coro celebraban y magnificaban el nacimiento de Nuestro Señor Jesucristo. Cuanto a la anciana israelita, al ver tamaños milagros, dio gracias a Dios, diciendo: Yo te agradezco, oh Dios de Israel, que mis ojos hayan visto el nacimiento del Salvador del mundo.
Circuncisión
V 1. Y, cuando fueron cumplidos los días de la circuncisión, es decir, al octavo día, la ley obligaba c circuncidar al niño. Se lo circuncidó en la caverna, y la anciana israelita tomó el trozo de piel (otros dicen que tomó el cordón umbilical), y lo puso en una redomita de aceite de nardo viejo. Y tenía un hijo perfumista, a quien se la entregó, diciéndole: Guárdate de vender esta redomita de nardo perfumado, aunque te ofrecieran trescientos denarios por ella. Y aquella redomita fue la que María la pecadora compró y con cuyo nardo espique ungió la cabeza de Nuestro Señor Jesucristo y sus pies, que enjugó en seguida con los cabellos de su propia cabeza.
2. Y, habiendo transcurrido diez días, llevaron al niño a Jerusalén. Y, cuarenta días después de su nacimiento, un sábado, lo condujeron al templo a presencia del Señor, y ofrecieron, para rescatarlo, los sacrificios previstos por la ley de Moisés, a quien Dios dijo: Todo primogénito varón me será consagrado.
Presentación de Jesús en el templo
VI 1. Y, cuando María franqueó la puerta del atrio del templo, el viejo Simeón vio, con ojos del Espíritu Santo, que aquella mujer parecía una columna de luz, y que llevaba en brazos un niño prodigioso. Y, semejantes a la guardia de honor que rodea a un rey, los ángeles rodearon en círculo al niño, y lo glorificaron. Y Simeón se dirigió, presuroso, hacia Santa María, y, extendiendo los brazos hacia ella, le dijo: Dame el niño. Y tomándolo en sus brazos, exclamó: Ahora, Señor, despide a tu siervo en paz, conforme a tu palabra. Porque mis ojos han visto la obra de tu clemencia, que has preparado para la salvación de todas las razas, para servir de luz a todas las naciones, y para la gloria de tu pueblo, Israel.
2. Y Ana la profetisa fue testigo de este espectáculo, y se acercó para dar gracias a Dios, y para proclamar bienaventurada a Santa María.
Llegada de los magos
VII 1. Y la noche misma en que el Señor Jesús nació en Bethlehem de Judea, en la época del rey Herodes, un ángel guardián fue enviado a Persia. Y apareció a las gentes del país bajo la forma de una estrella muy brillante, que iluminaba toda la tierra de los persas. Y, como el 25 del primer kanun (fiesta de la Natividad del Cristo) había gran fiesta entre todos los persas, adoradores del fuego y de las estrellas, todos los magos, en pomposo aparato, celebraban magníficamente su solemnidad, cuando de súbito una luz vivísima brilló sobre sus cabezas. Y, dejando sus reyes, sus festines, todas sus diversiones y abandonando sus moradas, salieron a gozar del espectáculo insólito. Y vieron que una estrella ardiente se había levantado sobre Persia, y que, por su claridad, se parecía a un gran sol. Y los reyes dijeron a los sacerdotes en su lengua: ¿Qué es este signo que observamos? Y, como por adivinación, contestaron, sin quererlo: Ha nacido el rey de los reyes, el dios de los dioses, la luz emanada de la luz. Y he aquí que uno de los dioses ha venido a anunciarnos su nacimiento, para que vayamos a ofrecerle presentes, y a adorarlo. Ante cuya revelación, todos, jefes, magistrados, capitanes, se levantaron, y preguntaron a sus sacerdotes: ¿Qué presentes conviene que le llevemos? Y los sacerdotes contestaron: Oro, incienso y mirra. Entonces tres reyes, hijos de los reyes de Persia, tomaron, como por una disposición misteriosa, uno tres libras de oro, otro tres libras de incienso y el tercero tres libras de mirra. Y se revistieron de sus ornamentos preciosos, poniéndose la tiara en la cabeza, y portando su tesoro en las manos. Y, al primer canto del gallo, abandonaron su país, con nueve hombres que los acompañaban, y se pusieron en marcha, guiados por la estrella que les había aparecido. Y el ángel que había arrebatado de Jerusalén al profeta Habacuc, y que había suministrado alimento a Daniel, recluido en la cueva de los leones, en Babilonia, aquel mismo ángel, por la virtud del Espíritu Santo, condujo a los reyes de Persia a Jerusalén, según que Zoroastro lo había predicho. Partidos de Persia al primer canto del gallo, llegaron a Jerusalén al rayar el día, e interrogaron a las gentes de la ciudad, diciendo: ¿Dónde ha nacido el rey que venimos a visitar? Y, a esta pregunta, los habitantes de Jerusalén se agitaron, temerosos, y respondieron que el rey de Judea era Herodes.
2. Sabedor del caso, Herodes mandé a buscar a los reyes de Persia, y, habiéndolos hecho comparecer ante él, les preguntó: ¿Quiénes sois? ¿De dónde venís? ¿Qué buscáis? Y ellos respondieron: Somos hijos de los reyes de Persia, venimos de nuestra nación, y buscamos al rey que ha nacido en Judea, en el país de Jerusalén. Uno de los dioses nos ha informado del nacimiento de ese rey, para que acudiésemos a presentarle nuestras ofrendas y nuestra adoración. Y se apoderó el miedo de Herodes y de su corte, al ver a aquellos hijos de los reyes de Persia, con la tiara en la cabeza y con su tesoro en las manos, en busca del rey nacido en Judea. Muy particularmente se alarmó Herodes, porque los persas no reconocían su autoridad. Y se dijo: El que, al nacer, ha sometido a los persas a la ley del tributo, con mayor razón nos someterá a nosotros. Y, dirigiéndose a los reyes, expuso: Grande es, sin duda, el poder del rey que os ha obligado a llegar hasta aquí a rendirle homenaje. En verdad, es un rey, el rey de los reyes. Id, enteraos de dónde se halla, y, cuando lo hayáis encontrado, venid a hacérmelo saber, para que yo también vaya a adorarlo. Pero Herodes, habiendo formado en su corazón el perverso designio de matar al niño, todavía de poca edad, y a los reyes con él, se dijo: Después de eso, me quedará sometida toda la creación.
3. Y los magos abandonaron la audiencia de Herodes, y vieron la estrella, que iba delante de ellos, y que se detuvo por encima de la caverna en que naciera el niño Jesús. En seguida cambiando de forma, la estrella se torné semejante a una columna de fuego y de luz, que iba de la tierra al cielo. Y penetraron en la caverna, donde encontraron a María, a José y al niño envuelto en pañales y recostado en el pesebre. Y, ofreciéndole sus presentes, lo adoraron. Luego saludaron a sus padres, los cuales estaban estupefactos, contemplando a aquellos tres hijos de reyes, con la tiara en la cabeza y arrodillados en adoración ante el recién nacido, sin plantear ninguna cuestión a su respecto. Y María y José les preguntaron: ¿De dónde sois? Y ellos les contestaron: Somos de Persia. Y María y José insistieron: ¿Cuándo habéis salido de allí? Y ellos dijeron:
Ayer tarde había fiesta en nuestra nación. Y, después del festín, uno de nuestros dioses nos advirtió: Levantaos, e id a presentar vuestras ofrendas al rey que ha nacido en Judea. Y, partidos de Persia al primer canto del gallo, hemos llegado hoy a vosotros, a la hora tercera del día.
4. Y María, agarrando uno de los pañales de Jesús, se lo dio a manera de elogio. Y ellos lo recibieron de sus manos de muy buen grado, aceptándolo, con fe, como un presente valiosísimo. Y, cuando llegó la noche del quinto día de la semana posterior a la natividad, el ángel que les había servido antes de guía, se les presenté de nuevo bajo forma de estrella. Y lo siguieron, conducidos por su luz, hasta su llegada a su país.
Vuelta de los magos a su tierra
VIII 1. Los magos llegaron a su país a la hora de comer. Y Persia entera se regocijó, y se maravilló de su vuelta.
2. Y, al crepúsculo matutino del día siguiente, los reyes y los jefes se reunieron alrededor de los magos, y les dijeron: ¿Cómo os ha ido en vuestro viaje y en vuestro retorno? ¿Qué habéis visto, qué habéis hecho, qué nuevas nos traéis? ¿Y a quién habéis rendido homenaje? Y ellos les mostraron el pañal que les había dado María. A cuyo propósito celebraron una fiesta, a uso de los magos, encendiendo un gran fuego, y adorándolo. Y arrojaron a él el pañal, que se tomé en apariencia fuego. Pero, cuando éste se hubo extinguido, sacaron de él el pañal, y vieron que se conservaba intacto, blanco como la nieve y más sólido que antes, como si el fuego no lo hubiera tocado. Y, tomándolo, lo miraron bien, lo besaron, y dijeron: He aquí un gran prodigio, sin duda alguna. Este pañal es el vestido del dios de los dioses, puesto que el fuego de los dioses no ha podido consumirlo, ni deteriorarlo siquiera. Y lo guardaron preciosamente consigo, con fe ardiente y con veneración profunda.
Cólera de Herodes. La huida a Egipto
IX 1. Cuando Herodes vio que había sido burlado por los magos, y que éstos no volvían, convocó a los sacerdotes y a los sabios, y les pregunté: ¿Dónde nacerá el Mesías? Ellos le respondieron: En Bethlehem de Judá. Y él se puso a pensar en el medio de matar a Nuestro Señor Jesucristo.
2. Entonces el ángel de Dios apareció en sueños a José, y le dijo: Levántate, toma al niño y a su madre, y parte para la tierra de Egipto. Se levantó, pues, al canto del gallo, y se puso en camino.
Llegada de la Sagrada Familia a Egipto.
Caída de los ídolos
X 1. Y, mientras pensaba entre sí cómo realizaría su viaje, sobrevino la aurora, y se encontró haber recorrido la mitad del camino. Y, al despuntar el día, estaba próximo a una gran aldea, donde, entre los demás ídolos y divinidades de los egipcios, había un ídolo en el cual residía un espíritu rebelde, y los egipcios le hacían sacrificios, le presentaban ofrendas, y le consagraban libaciones. Y había también un sacerdote, que habitaba cerca del ídolo, para servirlo, y a quien el demonio hablaba desde dentro de la estatua. Y, cada vez que los egipcios querían interrogar a sus dioses por ministerio de aquel ídolo, se dirigían al sacerdote., quien daba la respuesta, y transmitía el oráculo divino al pueblo de Egipto y a sus diferentes provincias. Este sacerdote tenía un bijo de treinta años, que estaba poseido por varios demonios, y que peroraba sobre todo género de cosas. Cuando los demonios se apoderaban de él, rasgaba sus vestiduras, se mostraba desnudo a todos, y acometía a la gente a pedradas. Y, en la aldea, había un asilo, puesto bajo la advocación de dicho ídolo.
2. Y, cuando Santa María y José llegaron a la aldea, y se acercaron al asilo, se apoderó de los habitantes del país un terror extremo. Y se produjo un temblor en el asilo y una sacudida en toda la tierra de Egipto, y todos los ídolos cayeron de sus pedestales, y se rompieron. Todos los grandes de Egipto y todos los sacerdotes de los ídolos se congregaron junto al sacerdote del ídolo en cuestión, y le preguntaron: ¿Qué significan este trastorno y este terremoto que se han producido en nuestro país? Y el sacerdote les respondió, diciendo: Presente está aquí un dios invisible y misterioso, que posee, oculto en él, un hijo semejante a sí mismo, y el paso de este hijo ha estremecido nuestro suelo. A su llegada, la tierra ha temblado ante su poder y ante el aparato terrible de su majestad gloriosa. Temamos, pues, en extremo, la violencia de u ataque. En este momento, el ídolo de la aldea se abatió también al suelo, hecho añicos, y su desplome hizo reunirse a todos los egipcios cerca del célebre sacerdote, el cual les dijo: Debemos adoptar el culto de este dios invisible y misterioso. Él es el Dios verdadero, y no hay otro a quien servir, porque es realmente el hijo del Altísimo.
Curación del hijo del sacerdote idólatra
XI 1. Y el hijo del sacerdote fue acometido de su accidente habitual. Y entró en el asilo en que Santa María y José se encontraban, y a quienes todo el mundo había abandonado, huyendo. Y nuestra Señora Santa María acababa de lavar los pañales de Nuestro Señor Jesucristo, y los había puesto sobre la pared del muro. Y el joven poseído sobrevino, y agarró uno de los pañales, y lo puso sobre su cabeza. Y, en el mismo instante, los demonios, bajo forma de cuervos y de serpientes, comenzaron a salir y a escapar de su boca. Y el poseído quedó curado por orden de Nuestro Señor Jesucristo. Y empezó a alabar y a dar gracias a Dios, que le había devuelto la salud.
2. Y, como su padre lo hubo encontrado libre de su enfermedad, le pregunté: ¿Qué te ha ocurrido, hijo mío, y cómo es que has sanado? Y él le contestó: Cuando el demonio se apoderé por enésima vez de mi persona, fui al asilo. Y allí encontré a una noble mujer, con un niño. Acababa ésta de lavar los pañales de su hijo, y de depositarlos en la pared del muro. Tomé uno de ellos, lo puse sobre mi cabeza, y los demonios me abandonaron, y huyeron despavoridos. Y su padre, transportado de júbilo, le advirtió: Hijo mío, es posible que ese pequeñuelo sea el hijo del Dios vivo, que ha creado los cielos y la tierra. Porque, en el momento en que ese hijo de Dios se introdujo en Egipto, todas nuestras divinidades han sido desplomadas y aniquiladas por la fuerza de su poder.
Temores de María y de José
XII 1. Y se cumplió la profecía que decía: De Egipto llamé a mi hijo.
2. Y, como María y José supiesen la caída y el aniquilamiento del ídolo, fueron presa de temor y de espanto, y se dijeron: Cuando estábamos en tierra de Israel, Herodes proyectaba matar a Jesús, y, por su causa, mató a todos los niños pequeños de Bethlehem y de sus alrededores. No hay duda sino que los egipcios, al enterarse de por qué accidente se rompió ese ídolo, nos entregarán a las llamas.
3. Y, en efecto, el rumor llegó hasta el Faraón, el cual mandó buscar al niño, pero no lo encontró. Y ordenó que todos los habitantes de su ciudad, cada uno de por sí, se pusiesen en campaña para proceder a la búsqueda, hallazgo y captura del niño. Y, cuando Nuestro Señor se acercó a la puerta de la ciudad, dos autómatas, que estaban fijados a cada lado de la puerta, se pusieron a gritar: ¡He aquí el rey de los reyes, el hijo del Dios invisible y misterioso! Y el Faraón procuró matarlo. Pero Lázaro salió fiador por él, y María y José se escaparon, y partieron de allí.
Liberación de viajeros capturados por bandidos
XIII 1. Y, después que de allí partieron, llegaron a un paraje, donde se hallaban unos bandidos, que habían robado a una caravana de viajeros, los habían despojado de sus vestiduras, y los habían atado. Y aquellos bandidos oyeron un tumulto inmenso, semejante al causado por un rey poderoso, que saliese de su capital, acompañado de caballeros, de soldados, de tambores y de clarines. Y los bandidos, acometidos de miedo y de pavor, abandonaron todo aquello de que se habían apoderado.
2. Entonces los secuestrados se levantaron, se desataron mutuamente las ligaduras, recobraron su caudal, y se marcharon. Y, viendo aproximarse a María y a José, les dijeron: ¿Dónde está el rey y señor, cuyo tren brillante y tumultuoso oyeron acercarse los bandidos, y a consecuencia de lo cual nos abandonaron, y nos dejaron libres? Y José repuso: El va a llegar sobre nuestros pasos.
Curación de una poseída
XIV 1. Y alcanzaron otra aldea, donde había una pobre mujer poseída, la cual, habiendo salido de su casa por la noche en busca de agua, vio al Maligno bajo la figura de un joven. Y puso la mano sobre él, para agarrarlo, no pudo ni aun tocarlo. Y el rebelde maldito había entrado en el cuerpo de la mujer, estableciéndose así, y manteniéndola en el estado de naturaleza, como en el día de su nacimiento.
2. Y la poseída no podía soportar sobre sí vestido alguno, ni residir en los lugares habitados. Cuantas veces se la sujetaba con cadenas o con trabas, otras tantas las rompía, y se escapaba desnuda al desierto. Y se colocaba en las encrucijadas de los caminos y en las tumbas, y tiraba piedras sobre cuantos pasaban, causando mucho enojo a las gentes de la localidad, las cuales deseaban su muerte, y su familia estaba también muy afligida.
3. Cuando María y José entraron en aquella aldea, vieron a la infeliz, sentada, desnuda y ocupada en reunir piedras. Y María tuvo piedad de su estado, y, tomando uno de los pañales de Jesús, lo echó sobre ella. Y, en el mismo instante, el demonio la abandonó precipitadamente bajo la figura de un joven, maldiciendo y gritando: ¡Malhaya yo, a causa tuya, María, y de tu hijo! Y aquella mujer quedó libre de su azote. Vuelta en sí, confusa de su desnudez, y evitando las gentes, se cubrió con el pañal de Jesús, corrió a su casa, se vistió, e hizo a los suyos un relato detallado del hecho. Y los suyos, que eran los personajes más importantes de la aldea, dieron hospitalidad a María y a José, con magnificencia generosa.
Curación de una joven muda
XV 1. Al día siguiente, María y José se despidieron de sus huéspedes, bien provistos por éstos de vituallas para el camino. Y, por la tarde de aquel día, al ponerse el sol, entraron en otra aldea, donde se celebraban unas nupcias. Y vieron una multitud de gentes reunidas, y, en medio de ellas, una desposada herida de mutismo por la astucia del demonio y la acción de encantadores perversos. Paralizados sus oídos y su lengua, la desposada no habla vuelto a recobrar el uso de la palabra.
2. Cuando María entró en la aldea, llevando en sus brazos a su hijo, la joven muda, que la vio, tomó a Jesús, lo besó, y lo apretó contra su pecho. Y un efluvio del cuerpo del niño se exhaló sobre ella, cuyos oídos se abrieron, y cuya lengua se movió, para agradecer a Dios, con alabanzas, la recuperación de su salud. Y aquella noche hubo gran alegría entre los habitantes de la aldea, que creyeron que Dios y sus ángeles hablan descendido hasta ellos.
Curación de otra poseída
XVI 1. Tres días permanecieron alli María y José, rodeados de honores y suntuosamente tratados por los novios y por las familias de éstos. Y se separaron de sus huéspedes, bien provistos por ellos de cosas útiles para el viaje, y llegaron a otra aldea, donde contaban pasar la noche, por hallarse poblada por numerosos y distinguidos habitantes. En aquella aldea, vivía una mujer de fama muy honrosa. Un día, había ido al río a lavar sus vestidos. Y, en tanto que hacía su colada, vio que no comparecía nadie por los alrededores, se despojó de su traje, y empezó a bañarse. Y el Maligno, bajo forma de serpiente, la asaltó, enlazó su cintura, se enroscó alrededor de su vientre, y todos los días, a la caída de la noche, se extendía sobre ella.
2. Cuando María se le acercó, al ver el niño que ésta llevaba en sus brazos, corrió a su encuentro, y le dijo: Oh, señora, dame a este niño, para que lo alce, y lo abrace. María se lo dio. Y, tan pronto el niño estuvo en sus brazos, el demonio respiré los espíritus de Jesús, y, bajo las miradas de todos, la serpiente huyó, y la poseía no la vio más. Y todos los asistentes alabaron al Altísimo, y aquella mujer trató espléndidamente a María y a José.
Curación de una leprosa
XVII 1. Cuando la mañana vino, la mujer vertió agua perfumada, para bañar en ella al niño Jesús. Y, después de haberlo lavado, conservé el agua del baño. Y había allí una joven, cuyo cuerpo estaba blanco de lepra. Y, como hubiese sido testigo de la curación de aquella mujer, quiso, con fe, tomar el agua que había servido para lavar a Jesús. Y, vertiendo sobre su cuerpo un poco de aquela agua, quedó purificada de su lepra. Y todos los habitantes de la aldea exclamaron: Indudablemente, María, José y el niño son dioses, y no hombres.
2. Y, en el momento en que María y José se disponían a abandonar la casa, la joven que había sido leprosa, se arrodilló ante ellos, y les dijo: Os mego, padres y señores míos, que me otorguéis ser vuestra hija y vuestra sierva, y acompañaros, porque no tengo padre, ni madre.
Curación de un niño leproso
XVIII 1. Y ellos consintieron, y la joven partió en su compañía. Y llegaron a una aldea, en cuyos contérminos estaba enclavado un castillo perteneciente a un jefe ilustre, y que tenía un pabellón exterior, destinado a recibir a los huéspedes. En él entraron María y José, y la joven pasó a ver a la esposa del señor. Y, como la encontrase lacrimosa y entristecida, le preguntó: ¿Por qué lloras? Y ella repuso: No te extrañen mis lágrimas, porque sufro un gran dolor, que a nadie puedo revelar. Mas la joven le dijo: Si me lo indicas, y me lo descubres, quizá le encuentre yo un remedio.
2. La mujer del jefe le dijo: Guarda bien este secreto, y no lo manifiestes a nadie. Estoy casada con este jefe, cuyo poder se extiende sobre un vasto territorio. Con él he vivido mucho tiempo, sin darle hijos, y, cuando, al fin, tuve uno, éste nació leproso. Y, así que él lo vio, se negó a reconocerlo, y me dijo: O lo matas, o lo entregas a una nodriza de un país lejano, para que nunca más sepa de él. Donde no, rompo toda relación contigo, y en la vida volveré a verte. No sé qué partido tomar, y mi disgusto es infinito. ¡Ah, hijo mío! ¡Ah, esposo mío! Mas la joven repuso: He encontrado a tu mal un remedio, que voy a exponerte. Porque yo también soy leprosa, y me vi purificada por Dios, que no es otro que Jesús, el hijo de Maria. La mujer le dijo: ¿Dónde está ese Dios, de que acabas de hablarme? La joven dijo: Está aquí, en tu casa. Ella dijo: ¿Cómo? ¿Aquí se encuentra? La joven dijo: Aquí se hallan María y su esposo José, y ese niño que viaja con ellos, es el que se llama Jesús, y el que me ha curado de mi mal y de mi tormento. La otra le dijo: ¿Puedo saber cómo te ha curado de tu lepra? Ella le dijo: Con mucho gusto te complaceré. La madre del niño me dio el agua que había servido para bañarlo, agua que eché sobre mi cuerpo, y que purificó mi lepra.
3. Entonces la esposa del jefe se levantó, y rogó a María y a José, con todo encarecimiento, que fuesen huéspedes suyos. E invitó a José a un gran festín, al cual fueron convidados buen golpe de hombres. Y, al día siguiente, a punto de amanecer, se levantó, y tomó agua perfumada, para bañar en ella a Jesús. Y, tomando a su hijo, lo bañó en el agua que acababa de emplear, e, instantáneamente, el niño quedó purificado de su lepra. Y ella glorificó a Dios, diciéndole: ¡Dichosa tu madre, oh Jesús! ¿Cómo, con el agua en que te has bañado, purificas de la lepra a los hombres, que son de la misma raza que tú? E hizo a María presentes magníficos, y la despidió con los mayores honores.
El joven esposo librado de un sortilegio
XIX 1. De allí se dirigieron a otra aldea, en la que quisieron pasar la noche. Y entraron en el hogar de un recién casado, a quien un maleficio tenía alejado de su esposa. Y, apenas se hubieron albergado en la casa aquella noche, cesó el maleficio.
2. Y, llegada la mañana, decidieron partir. Pero el recién casado los detuvo, y les ofreció un festín espléndido.
El joven convertido en mulo
XX 1. Al día siguiente, se pusieron en camino. Y, al acercarse a otra aldea, vieron a tres mujeres que volvían a pie del cementerio, llorando. Y María dijo a la joven que los acompañaba: Pregúntales qué les ha ocurrido, y qué mal aflige su alma. La joven les transmitió la pregunta, y ellas, sin responderle, dijeron: ¿De dónde sois, y adónde vais? Porque el día ha transcurrido, y la noche ha llegado. La joven repuso: Somos viajeros, y buscamos un asilo donde pasar la noche. Y las mujeres le dijeron: Venid con nosotras, y pasaréis la noche en nuestra casa.
2. Y, habiéndolas acompañado, vieron que poseían una casa nueva, bien adornada y ricamente amueblada, en la cual los introdujeron. Y era invierno, y entonces la joven entró también, y vio a las mujeres gimiendo y llorando. Cerca de ellas había un mulo abierto de una funda de brocado, y ante el que se había colocado sésamo. Y lo abrazaron, y le dieron de comer. La joven les preguntó: Mis señoras, ¿qué hace aquí este mulo?. Y ellas, deshechas en lágrimas, le respondieron: Este mulo que ves ha sido nuestro hermano, hijo de nuestra madre, que está presente. Nuestro padre nos ha dejado una gran fortuna. No teníamos más hermano que éste, y pensábamos encontrarle una mujer, y casarlo según las leyes de la humanidad. Empero algunas perversas mujeres dadas a la hechiceda, lanzaron sobre él un sortilegio.
3. Y ello ocurrió una noche, poco antes de amanecer, mientras dormíamos, y mientras las puertas de nuestro corazón y de nuestra casa estaban cerradas. Cuando la mañana vino, miramos y reconocimos que nuestro hermano no estaba cerca de nosotras. Se había metamorfoseado en este mulo, que sabemos es él. Y, como no tenemos ya padre que nos consuele en tan acerbo disgusto, nos hallamos en la aflicción de que eres testigo. No hay sabio, mago o encantador, que no hayamos consultado. Pero esto de nada nos ha servido. Y, cuantas veces el corazón nos oprime con más fuerza que otras, vamos con nuestra madre a florar sobre la tumba de nuestro padre, y después volvemos.
El mulo transformado en hombre
XXI 1. Al oír el relato de aquellas mujeres, la joven les dijo: Consolaos, y no lloréis. El remedio a vuestro mal está próximo, puesto que está bien cerca de vuestra misma casa. Porque yo misma en persona he sido leprosa. Pero, habiendo visto a una mujer llamada María con su pequeñuelo, llamado Jesús, un día que su madre acababa de bañarlo, tomé agua de su baño, la derramé sobre mi cuerpo, y quedé curada. Sé, por consiguiente, que posee el poder de remediar vuestro mal. Levantaos, pues, id al encuentro de Nuestra Señora Santa María, traedla a vuestra casa, descubridle vuestro secreto, y suplicadle que tenga piedad de vosotras.
2. Cuando las mujeres hubieron escuchado el discurso de la joven, salieron presurosas al encuentro de Nuestra Señora Santa María, la llevaron a su casa, y, arrodilladas en su presencia, le dijeron, llorando: ¡Oh Nuestra Señora Santa María, compadécete de tus siervas! No tenemos ningún pariente de edad, ni jefe de familia, ni padre, ni hermano, que nos proteja. Este mulo que ves, es nuestro hermano, y no un animal. Malvadas brujas lo han reducido con sus maleficios al estado en que hoy se encuentra. Te rogamos que tengas compasión de nosotras. Y Nuestra Señora Santa María, conmovida ante su desgracia, tomó a Jesús, y lo puso sobre el lomo del mulo. Ella lloraba, y las mujeres también. Y María dijo: Jesús, hijo mío, haz que la poderosa virtud oculta en ti obre sobre este mulo, y le devuelva la naturaleza humana que tenía otrora.
3. Y, en el mismo instante, el mulo cambió de forma, recobró su figura prístina, y se convirtió en el joven exento de toda enfermedad, que antes era. Entonces él, su madre y sus hermanas, se prosternaron ante María, pusieron el niño sobre sus cabezas, y lo abrazaron, diciendo: ¡Dichosa tu madre, oh Jesús, salvador del mundo! ¡Bienaventurados los ojos que han alcanzado el favor de mirarte!
Unión de dos jóvenes curados por Jesús
XXII 1. Y las dos hermanas dijeron a su madre: He aquí que nuestro hermano ha vuelto al estado normal, por el socorro de Jesús, y gracias a esta joven que nos ha hecho conocer a María y a su hijo. Ahora bien: nuestro hermano no está casado, y el mejor partido que podemos tomar con él es unirlo a esta joven, que está al servicio de esta familia. E interrogaron a María sobre el asunto, y ella accedió a su demanda. Y celebraron con magnificencia las bodas de la joven, y la alegría de las tres mujeres ocupó el lugar de su anterior angustia. Y convirtieron sus lamentaciones en cánticos de fiesta. Y dijeron, gozosas: Jesús, el hijo de María, ha transformado el duelo en júbilo.
2. María y José permanecieron allí diez días. Y después se alejaron, colmados de testimonios de respeto y de veneración por aquellas personas, que los despidieron con pesar, y que, tras los adioses, volvieron a su casa deshechas en lágrimas, sobre todo la joven.
Los dos bandidos
XXIII 1. Partidos de allí, llegaron a una tierra desierta, y oyeron decir que no era segura, porque había en ella bandidos. Sin embargo, María y José se decidieron a atravesar aquel país durante la noche. Y, mientras marchaban, advirtieron que, al borde del camino, comparecían dos bandidos, apostados y destacados por sus compañeros, que dormían un poco más allá, para guardar el camino. Estos dos bandidos que acababan de encontrar se llamaban Tito y Dumaco. Y el primero dijo al segundo: Déjales el camino libre, para que pasen, y que nuestros compañeros no lo noten. Dumaco no consintió en ello. Entonces Tito le dijo: Te daré mi parte de cuarenta dracmas si me complaces. Y le presentó su cinturón como garantía, para decidirlo a callarse.
2. Y, cuando María vio la noble conducta de aquel bandido hacia ellos, le dijo: El Señor Dios te protegerá con su diestra, y te concederá el perdón de tus pecados. Y Jesús tomó la palabra, y dijo a María: ¡Oh madre mía, dentro de treinta años, los judíos me crucificarán en la ciudad de Jerusalén, y, conmigo, crucificarán a estos dos bandidos, Tito a mi derecha, y Dumaco a mi izquierda! Y, en el día aquel, Tito me precederá en el paraíso. Y María repuso: ¡Esto os sea recompensado, hijo mío!
3. De allí se dirigieron a la ciudad de los ídolos. Y, cuando se aproximaron a ella, la ciudad fue víctima de un terremoto y convertida en colinas de arena.
La Sagrada Familia en Matarieh
XXIV 1. De allí se dirigieron al sicómoro que se llama hoy día Matarieh.
2. Y, en Matarieh, el Señor Jesús hizo brotar una fuente, en que Santa Maria le lavó su túnica. Y el sudor del Señor Jesús, que ella escurrió en aquel lugar, hizo nacer allí bálsamo.
La Sagrada Familia en Misr
XXV 1. De allí pasaron a Misr. Y vieron al Faraón, y habitaron en el país de Misr durante tres años.
2. Y el Señor Jesús realizó, en el país de Misr, numerosos milagros, que no figuran en los Evangelios de la infancia, ni en los Evangelios completos.
Regreso a Nazareth
XXVI 1. Al cabo de tres años, volvieron a Misr. Y, cuando ganaron la tierra de Judea, José temía pasar adelante, por haber sabido que Herodes había muerto, y que su hijo Arquelao lo había sucedido como rey del país. Entonces el ángel del Señor le apareció, y le dijo: José, vete a la villa de Nazareth, y permanece allí.
2. ¡Oh sorprendente milagro, que haya sido llevado y paseado a través de los países, como quien no tiene morada, ni albergue, el dueño de todos los países y el pacificador de los mundos y de las criaturas!
Epidemia en Bethlehem. Curación de un niño
XXVII 1. Y, cuando entraron en la villa de Bethlehem, había allí numerosos casos de una enfermedad grave, que atacaba a los niños en los ojos, y de la que morían.
2. Y una mujer, que tenía un hijo enfermo y próximo ya a la muerte, lo llevó a Santa María, a quien vio ocupada en bañar a Jesús, y a quien dijo: ¡Oh María, mi señora, mira cuán cruelmente sufre este fruto de mis entrañas! ¿No tendrá el Señor misericordia de él?
3. Y, una vez hubo María retirada a Jesús del agua en que lo había lavado, respondió a la mujer en estos términos: Toma un poco de este agua en que acabo de bañar a mi hijo, y échala sobre el tuyo. Y la mujer lo hizo así, y lavó con aquella agua a su hijo, que cesó de agitarse, y lo envolvió en su vestidito, y lo adormeció. Y el niño se despertó en plena y perfecta salud. Y aquella mujer glorificó a Dios y a Jesús, y, llena de júbilo, llevó a su hijo a la Virgen, que le dijo: Da gracias al Señor, que te ha curado este niño.
Curación de otro niño













XXVIII 1. Y había allí otra mujer, vecina de aquella cuyo hijo había sido curado, y que tenía también un hijo atacado de la misma enfermedad. Sus ojos habían dejado de ver, y, con vivo dolor y sin interrupción alguna, gritaba de noche y día. Y la madre del niño curado dijo a la otra: ¿Por qué no lo llevas a casa de María, como yo llevé al mío, que estaba muy enfermo, y más cerca de la muerte que de la vida? En casa de María, tomé agua de las abluciones de su hijo Jesús, lavé con ella al mío, lo adormecí, y, después del sueño, despertó curado. Helo aquí: míralo.
2. La vecina que tal oyó, marchó asimismo a casa de María, y con fe tomó el agua, lavó con ella a su hijo, y pronto cesaron los vivos dolores que sentía, y se durmió, quedando como un muerto, porque hacía muchísimos días que no dormía. Al despertar, se levantó sano, y sus ojos habían recobrado la vista. La madre, henchida de gozo, alabó al Señor, tomó a su hijo, y lo llevó a María, a quien descubrió todo lo que acababa de suceder. Y María le dijo: Da gracias a Dios, por haberlo restablecido, y no hables de este caso a nadie.
Curación de Cleopas. Rivalidad de dos madres
XXIX 1. Y había también, en aquel lugar, dos mujeres casadas con un mismo hombre. Cada una de ellas tenía un hijo, y los dos niños sufrían mucho. Y una de aquellas dos mujeres se llamaba María, y su hijo Cleopas. Y, tomando a su hijo, fue a casa de la madre de Jesús, y le regaló un hermoso velo, diciéndole: ¡Oh María, mi Señora, recibe este velo, y dame, en cambio, uno solo de los pañales de tu hijo. Y María lo hizo, y la madre de Cleopas marchó, y, de aquel pañal, hizo una túnica, con la que vistió a su hijo, el cual quedó inmediatamente libre de su mal. Y el hijo de su rival, llamada Azrami, murió, lo que produjo enemistad entre ambas. Porque Azrami cobré aversión y horror a María, viendo que el hijo de ésta estaba vivo y sano, mientras que el suyo habla muerto.









2. Y las dos mujeres tenían la costumbre de hacer el menaje de la casa alternativamente, cada una durante una semana. Y, cuando le tocó el turno a María, se apresté a cocer el pan. Y encendió el horno, y marchó a buscar la masa. Azrami, advirtiendo que nadie la veía, corrió a buscar al niño, que estaba solo en aquel momento, y lo arrojó al horno, y se alejé de allí. Y, cuando María volvió, hallé a su hijo, riendo en medio del horno a que se le había echado, y al horno frío ya como la nieve, cual si no se hubiese puesto en él fuego alguno. Entonces la madre del niño comprendió que era su rival quien lo había lanzado a las llamas. Y, sacando a Cleopas del horno, fue a casa de la Virgen, a quien conté el caso. Y la Virgen le dijo: Tranquilízate, porque esto redundará en ventaja tuya, y no hables del caso a nadie. El no callarlo no te servirá de nada, y aun temo por ti, si se divulga.
3. Y ocurrió a poco que, yendo Azrami al pozo a buscar agua, vio a Cleopas, que jugaba por allí cerca. Nadie comparecía por los contornos. Y, tomando al niño, lo precipitó al pozo, y regresó a su casa. Cuando otras gentes llegaron al pozo a hacer su provisión de líquido, vieron al muchacho, que se recreaba, daba vagidos, y se reía, sentado sobre el agua. Y bajaron al pozo, y lo sacaron de él. Y, poseídos de admiración extremada por el pequeñuelo, glorificaron a Dios. Mas su madre, que sobrevino, lo tomé, y lo llevó, llorando, a la Virgen, a quien dijo: Ve, madre mía, lo que mi rival ha hecho con mi hijo, y cómo lo ha precipitado al pozo. Es inevitable que acabe por hacerlo perecer. Pero la Virgen le contestó: Cálmate, porque muy pronto Dios te librará de ella, te hará justicia, y te vengará. Y, en efecto, como a los pocos días, Azrami, fuese a tomar agua del pozo, sus pies se enredaron en la cuerda, y cayó al fondo. Y las gentes que llegaron a sacarla, la encontraron con la cabeza triturada y los huesos rotos. Así murió de mala muerte, y en ella se cumplió lo que habla escrito David: Han cavado un pozo, lo han hecho profundo, y han caído en el hoyo que ellos mismos han abierto.
Curación de Tomás Dídimo (o de Bartolomé)
XXX 1. Y había allí otra mujer, que tenía dos hijos gemelos. Ambos a dos contrajeron una enfermedad. El uno había muerto, y el otro agonizaba. Y la madre tomé al último florando, y lo llevé a Nuestra Señora Santa María, a quien dijo: ¡Oh María, mi Señora, ven en mi ayuda, y socórreme! Yo tenía dos hijos gemelos y, en la hora de ahora, he enterrado al uno, y el otro está a punto de morir. Escucha la plegaria y la súplica que voy a dirigir a Dios. Y, deshecha en lágrimas, tomó a su hijo en sus brazos, y se puso a decir: ¡Oh Señor, tú que eres tierno para los hombres y no implacable, bueno y no inflexible! ¡Oh Señor, amante de los hombres, clemente, misericordioso y santo, haz justicia a tu sierva! Tú me has dado dos hijos, y me has quitado uno. Déjame, al menos, el que me queda.
2. A la vista de aquel ardiente llanto, Santa María tuvo piedad de ella, y le dijo: Deposita a tu hijo sobre el lecho del mío, y cúbrelo con los vestidos de este último. Y ella lo deposité sobre el lecho en que estaba el Cristo. El niño tenía ya los ojos cerrados, como para abandonar la vida. Mas, cuando el olor de los efluvios que emanaban de los vestidos del Cristo hubo llegado al pequeñuelo, éste aspiré un espíritu de vida nueva, abrió los ojos y, dando un gran grito, exclamó: ¡Madre, dame el pecho! Y ella se lo dio, y el niño lo chupó. Y su madre dijo a Nuestra Señora Santa María: Yo sé ahora que la virtud de Dios reside en ti hasta punto tal, que tu hijo tiene el poder de curar a sus semejantes por el simple contacto con sus vestidos. Y el niño curado de aquel modo era el que el Evangelio llama Tomás, apodado Dídimo por los demás apóstoles.
Curación de una leprosa
XXXI 1. Y había allí también una mujer atacada de la lepra y de la sarna. Y fue a casa de María, y le dijo: ¡Oh María, mi Señora, ven en mi ayuda! María le dijo: ¿Qué socorro necesitas? ¿Plata? ¿Oro? ¿O que tu cuerpo sea purificado de la lepra y de la sarna? La mujer le dijo: ¿Y quién tiene el poder de darme esto? María le dijo: Ten la paciencia de esperar a que mi hijo Jesús haya salido del baño.
2. Y la mujer esperó pacientemente, como María le había dicho. Y, cuando Jesús fue sacado del baño, en que se lo había lavado, María lo fajó, y lo colocó en su cuna. Y dijo a la mujer: Toma un poco de este agua, y viértela sobre tu cuerpo. Y, habiéndolo hecho, al instante quedé libre de su azote, y rindió a Dios alabanzas y acciones de gracias.













Curación de otra leprosa
XXXII 1. Después de haber permanecido tres días con María, la mujer regresó a su aldea, donde había un señor, que tenía una hija casada con otro señor de otro país. Y, al poco tiempo de las bodas, el marido notó en su esposa huellas de lepra semejantes a una estrella. Y el matrimonio fue roto y declarado nulo, a causa de la señal morbosa que apareciera en la cuitada. Y su madre empezó a llorar con amargura, y la joven lloraba también. Cuando aquella mujer las vio en tal situación, abrumadas de pena y vertiendo lágrimas les preguntó: ¿Cuál es la causa de vuestro llanto? Y ellas respondieron: No nos interrogues sobre nuestra situación. Nuestro disgusto es algo de que no podemos hablar a nadie, y que debe quedar entre nosotras. La mujer repitió su pregunta con insistencia, y les dijo: Descubrídmelo, que quizá os indicaré el remedio. Y ellas le mostraron las huellas de lepra que se advertían en el cuerpo de la joven.
2. Habiendo oído y visto todo esto, la mujer les dijo: Yo también era leprosa, y habiendo ido a Bethlehem para un asunto, entré en casa de una mujer llamada María, que tiene un hijo llamado Jesús, el cual es hijo de Dios. Y, como notase que era leprosa, se compadeció de mi suerte, y me dio el agua que había servido para bañar a su hijo, agua que vertí sobre mi cuerpo, quedando en seguida curada de mi mal. Y ellas le dijeron: ¿Estás dispuesta a partir con nosotras, y ponernos en relación con María? Ella repuso: De buen grado. Y las tres mujeres se levantaron, y fueron a ver a María, llevando consigo ricos presentes.
3. Y, llegado que hubieron a Bethelehem, ofrecieron sus presentes a María, y le mostraron la leprosa que las acompañaba. Y María les dijo: ¡Descienda sobre vosotras la misericordia de Jesucristo! Y dio a la hija del señor el agua de las abluciones de Jesús. Y la joven se lavé con ella, y, tomando un espejo, se miró, y vio que estaba completamente curada. Y las favorecidas y los demás asistentes al milagro dieron gracias a Dios. Después, las dos mujeres volvieron gozosas a su país, glorificando al Altísimo, por el beneficio que les concediera. Y, cuando el marido supo que su esposa estaba completamente curada, la hizo volver a él, celebró por segunda vez sus nupcias, y alabé al Señor por la merced recibida.
La joven obsesionada por el demonio
XXXIII 1. Y había asimismo allí una joven, de padres nobles, de cuyo ser el demonio se había posesionado. El maldito le aparecía en todo momento, bajo la forma de un dragón enorme, y marcaba la mueca de que iba a devorarla. Y chupaba toda su sangre, y ponía su cuerpo como tostado, y la dejaba como muerta. Cuando él se le aproximaba, ella juntaba sus manos sobre su cabeza, y gritaba, diciendo: ¡Malhaya yo! ¿Quién me librará de este dragón perverso? Sus padres lloraban en su presencia misma. Cuantos oían sus gritos dolorosos, se apiadaban de su desgracia. Numerosas personas se agrupaban en torno suyo, lamentando su pena, sobre todo al oírla decir, entre lágrimas: Padres, hermanos, amigos, ¿no hay nadie que pueda sacarme de las garras de este enemigo verdugo?
2. Y, cuando la hija del señor, la que había sido curada de la lepra, oyó la voz de aquella muchacha, subió a la terraza de su castillo, y la vio con las manos juntas sobre la cabeza, y llorando, y, a la multitud que la rodeaba, llorando también. Y la hija del señor tomó la palabra, y preguntó a su marido: ¿Cuál es la historia de esa joven? Y el marido le respondió, explicándole el caso de la infeliz. Y su esposa le preguntó: ¿Tiene todavía padres? Él respondió: Ciertamente, tiene todavía padre y madre. Y ella dijo: Por el Dios vivo te conjuro a que envíes a buscar a su madre. Y él se la trajo. Cuando la hubo visto, la hija del señor la interrogó diciendo: ¿Es tu hija esta joven obsesionada por el demonio? La pobre le contestó con tristeza y llorando: Sí, señora, es mi hija. Y la otra le dijo: ¿Quieres que tu hija sane? La madre de la joven dijo: Lo quiero. Y la hija del señor le dijo: Guárdame el secreto. Has de saber que yo también he sido leprosa, y que logré mi curación por intermedio de una mujer llamada María, madre de Jesús, que es el Cristo. Ve a Bethlehem, la aldea de David, el gran rey, y entrevístate con María, y expónle tu caso. Ella curará a tu hija, y estáte segura de que volverás de la visita llena de júbilo.
3. Y la madre de la joven se despidió de la hija del señor, y fue a Bethlehem con la suya. Allí encontró a María, y le hizo conocer el estado de la joven. Después de haberla oído, María le dio el agua de las abluciones de Jesús, y le ordenó que lavase con ella el cuerpo de su hija. Y también le dio uno de los pañales de Jesús, diciéndole: Toma este pañal, y cada vez que tu hija vea a su enemigo, mostrádselo. Y las despidió amistosamente.
Liberación de la poseída
XXXIV 1. Y las dos mujeres regresaron a su aldea. Y llegó el instante en que la joven estaba sujeta a su visión, y en que el demonio se disponía a acometerla. Y el maldito se presentó a sus ojos bajo su figura habitual de dragón, y la joven sintió pavor, y dijo: Madre, he aquí mi malvado enemigo, que va a asaltarme. Tengo mucho miedo. Su madre le dijo: No temas sus arañazos, hija mía. Espera a que se acerque, muéstrale el pañal que nos ha dado Santa María, y sabremos lo que ocurre.
2. Y la joven, viendo que su enemigo se aproximaba bajo la forma de un dragón enorme y de aspecto horrible, empezó a temblar con todos sus miembros. Y, cuando más cerca estaba de ella, desplegó el pañal, y, habiéndolo puesto sobre su cabeza, vio salir de él llamas ardientes y carbones abrasados, que se proyectaban sobre el dragón. ¡Oh prodigio brillante el que entonces se produjo! En el momento mismo en que el dragón dirigió su mirada al pañal de Jesús, salió de éste el fuego, que lo hirió en la cabeza, en los ojos y en la faz, haciéndolo aullar y dar alaridos terribles. Y, con voz estridente, gritó diciendo: ¿Qué quieres, Jesús, hijo de María? ¿Cómo podré escapar de ti? Y tomó la fuga, desapareció, y no se lo vio más. Y la joven recobró la paz de su espíritu, y pasó de la angustia al júbilo. Y, a partir de aquel día, no volvió a visitarla la visión horrorosa.
El demonio expulsado de Judas Iscariotes
XXXV 1. Cuando Jesús tenía tres años de edad, había, en aquel país, una mujer, cuyo hijo, llamado Judas, estaba poseído del demonio. Y, cada vez que éste lo asaltaba, Judas mordía a cuantos se acercaban a él, y, si no encontraba a nadie a su alcance, se mordía las manos y los demás miembros de su cuerpo. Cuando la madre de este desventurado supo que Jesús había curado muchos enfermos, llevó su hijo a María. Pero, en aquel momento, Jesús no estaba en casa, por haber salido, con sus hermanos, a jugar con los otros niños.
2. Y, así que estuvieron en la calle, se sentaron todos, y Jesús con ellos. Judas, el poseído, sobrevino, y se sentó a la derecha de Nuestro Señor. Su obsesión lo invadió de nuevo, y quiso morder a Jesús. No pudo, pero lo golpeó en el costado derecho. Jesús se puso a llorar, y, en el mismo instante y ante los ojos de varios testigos, el demonio que obsesionaba a Judas lo abandonó bajo la forma de un perro rabioso. Y aquel muchacho que pegó a Jesús, y de quien salió el demonio, era el discípulo llamado Judas Iscariotes, el que entregó a Nuestro Señor a los tormentos de los judíos. Y el costado en que Judas lo golpeó fue el mismo que los judíos atravesaron con una lanza.

Las figurillas de barro
XXXVI 1. Un día, cuando Jesús había cumplido los siete años, jugaba con sus pequeños amigos, es decir, con niños de su edad. Y se entretenían todos en el barro, haciendo con él figurillas, que representaban pájaros, asnos, caballos, bueyes, y otros animales. Y cada uno de ellos se mostraba orgulloso de su habilidad, y elogiaba su obra, diciendo: Mi figurilla es mejor que la vuestra. Mas Jesús les dijo: Mis figurillas marcharán, si yo se lo ordeno. Y sus pequeños camaradas le dijeron: ¿Eres quizá el hijo del Creador?
2. Y Jesús mandó a sus figurillas marchar, y en seguida se pusieron a dar saltos. Después, las llamó, y volvieron. Y había hecho figurillas que representaban gorriones. Y les ordenó volar, y volaron, y posarse, y se posaron en sus manos. Y les dio de comer, y comieron, y de beber, y bebieron. Y, ante unos jumentos que hiciera, puso paja, cebada y agua. Y ellos comieron y bebieron. Los niños fueron a contar a sus padres todo lo que había hecho Jesús. Y sus padres les prohibieron para en adelante jugar con el hijo de María, diciéndoles que era un mago, y que convenía guardarse de él.
Jesús en casa del tintorero
XXXVII 1. Otro día en que Jesús se paseaba y se divertía con varios niños de su edad, pasó por el taller de un tintorero llamado Salem. Y este tintorero tenía, en su taller, muchos trajes que pertenecían a las gentes de la población, y que se proponía teñir.
2. Y, habiendo entrado en el taller del tintorero, tomó todos aquellos trajes, y los echó en una tina de índigo. Cuando Salem el tintorero volvió, y vio todos aquellos trajes deteriorados, se puso a gritar con voz estentórea, y, agarrando a Jesús, le dijo: ¿Qué me has hecho, hijo de María? Me afrentarás ante todas las gentes de la población. Cada uno desea un color a su gusto, y tú has venido a estropear la obra. Y Jesús le dijo: Cambiaré a cada traje el color que quieras darle. Y, acto seguido, Jesús se puso a sacar de la tina los trajes, cada uno, hasta el último, con el color que deseaba el tintorero. Y los judíos, a la vista de prodigio tamaño, glorificaron a Dios.
Jesús en el taller de José
XXXVIII 1. A veces, José llevaba a Jesús consigo, y circulaba por toda la población. Porque ocurría que las gentes, a causa de su arte, lo llamaban, para que les hiciera puertas, cubos para ordeñar, asientos o cofres. Y Jesús lo acompañaba por doquiera iba.
2. Y, cada vez que se necesitaba prolongar o recortar algún objeto, alargarlo o restringirlo, fuese en un codo o en un palmo, Jesús extendía su mano hacia el objeto, y la cosa quedaba hecha como deseaba José, sin que éste tuviese que poner la mano en ello. Porque José no era hábil en el oficio de carpintero.
El trozo de madera alargado
XXXIX 1. En cierta ocasión, el rey de Jerusalén llamó a José, y le dijo: José, quiero que me hagas un lecho suntuoso, cuyas dimensiones sean exactamente iguales a las del salón en que tengo mis asambleas. José repuso: ¡A tus órdenes! E, inmediatamente, se puso a fabricar el lecho, y permaneció dos años en el palacio del rey, antes de terminarlo. Mas, cuando quiso colocarlo en su sitio, se encontró con que una de las piezas era dos palmos más corta, en todos los sentidos, que la pieza simétrica. A la vista de esto, el rey montó en cólera contra él. Y José, en el exceso de temor que el rey le inspiraba, pasó la noche en ayuno, sin tomar ningun alimento.
2. Y Jesús le preguntó: ¿De qué tienes miedo? José contestó: He aquí que he perdido todo el trabajo de dos años. Jesús le dijo: No te empavorezcas, ni te espantes. Y, tomando uno de los extremos de la pieza, añadió: Toma tú el otro extremo. Y Jesús suspendió la pieza, y la hizo igual a la pieza gemela, diciendo a José: Haz ahora lo que te plazca. Y José comprobó que el lecho se hallaba en buen estado y a medida del local. Ante cuyo prodigio los asistentes quedaron llenos de estupor, y alabaron a Dios.
3. Y la madera que sirvió para hacer aquel lecho, era madera de esencias y de cualidades diferentes, como la empleada en la construcción del templo, por el rey Salomón, hijo de David.
Los niños convertidos en machos cabríos
XL 1. En otra ocasión, Jesús había salido por las calles. Y, habiendo visto a algunos niños, que se habían reunido para jugar, se dirigió a ellos. Pero los niños, al advertir que se les acercaba, huyeron de él, y se ocultaron en un horno. Jesús los siguió, se detuvo a la puerta de la casa, y, viendo a unas mujeres, les preguntó dónde habían ido los niños. Y las mujeres respondieron: No hay aquí uno solo. Él les dijo: Y los que están en el horno, ¿quiénes son? Las mujeres le dijeron: Son machos cabríos de tres años. Y Jesús exclamó: Salgan afuera, cerca de su pastor, los machos cabríos que en el horno están. Y del horno salieron cabritillos, que saltaban y brincaban, jugueteando, alrededor de Jesús. Testigos de este espectáculo, las mujeres, presa de admiración y de pavor, corrieron a prosternarse en súplica ante Jesús, diciéndole: ¡Oh Señor Nuestro, Jesús, hijo de María! Tú eres, en verdad, el buen pastor de Israel. Ten piedad de tus siervas, que están en tu presencia, y que no dudan de ti. ¡Oh Señor nuestro, tú has venido a curar, y no a hacer perecer!
2. Y Jesús les respondió: Los hijos de Israel están colocados, entre los pueblos, en el mismo rango que los negros. Porque los negros merodean por los flancos de los rebaños descarriados, e importunan a los pastores, y lo mismo hace el pueblo de Israel. Y las mujeres dijeron: Señor, tú sabes todas las cosas, y nada te está oculto. Pero los hijos de Israel nunca más te huirán, ni se esconderán de ti, ni te importunarán. Rogámoste, y esperamos de tu bondad, que tornes a esos niños, servidores tuyos, a su condición primera. Y Jesús gritó: Corred aquí, niños, y vamos a jugar. Y, en el mismo instante, los cabritillos recobraron su forma, y se convirtieron en muchachos, ante los ojos de aquellas mujeres. Y, a partir de aquel día, no les fue ya posible a los niños huir de Jesús. Y sus padres les advirtieron de ello, diciéndoles: Cuidad de hacer todo lo que os diga el hijo de María.
Jesús en papel de rey
XLI 1. Cuando llegó el mes de adar, Jesús congregó a los niños alrededor suyo, y les dijo: Démonos un rey. Y los apostó sobre el camino grande. Y ellos extendieron sus vestidos en el suelo, y Jesús se sentó encima. Y tejieron una corona de flores, y la pusieron sobre su cabeza, a guisa de diadema. Y se colocaron junto a él, formados en dos grupos, a derecha e izquierda, como chambelanes que se mantienen a ambos lados del monarca.
2. Y a quienquiera pasaba por el camino, los niños lo atraían a la fuerza, y le decían: Prostérnate ante el rey, ve lo que desea, y después prosigue tu marcha.
Curación de Simón, mordido por una serpiente.
Dos prodigios más
XLII 1. Mientras tanto, he aquí que se aproximaron a aquel sitio varias personas, que transportaban a un niño de quince años, llamado Simón. Este niño había ido con otros a la montaña para recoger leña. Y, en la montaña, encontró un nido de gorriones, y extendió la mano para coger los huevos. Y una serpiente venenosa, que se encontraba en el nido, lo mordió. Y pidió socorro, y, cuando sus compañeros llegaron, lo vieron yacente en tierra como un muerto. Y sus padres lo llevaban para conducirlo a Jerusalén a que lo viese un médico.
2. Al pasar frente al grupo de niños, en que Jesús se encontraba ejerciendo su papel de rey, con sus compañeros en torno suyo, semejantes a servidores, éstos dijeron a los portadores del niño: Venid a ver lo que el rey desea de vosotros, y saludadlo. Pero ellos se negaron a ir, a causa del disgusto que experimentaban. Entonces los niños los arrastraron violentamente y a pesar suyo.
3. Los padres de Simón lloraban, porque el niño andaba muy mal de su mordedura, y tenía el brazo inflamado y tumefacto. Cuando llegaron cerca de Jesús, éste les preguntó: ¿Por qué lloráis? Y ellos respondieron: A causa de este nuestro hijo, que, habiendo ido a buscar nidos de gorriones, fue mordido por una serpiente. Y Jesús dijo a todos: Venid conmigo a matar la serpiente. Mas los padres del niño dijeron: Déjanos marchar, porque nuestro hijo está a punto de morir. Los camaradas de Jesús replicaron: ¿Os negáis a obedecer, después de haber oído lo que el rey ha ordenado? Vamos a matar la serpiente. Y, sin otro permiso, emprendieron la subida a la montaña.
4. Cuando llegó cerca del nido, Jesús preguntó a los padres: ¿Es aquí donde se encuentra la serpiente? Y ellos respondieron: Sí. Entonces Jesús llamó a la serpiente, que salió sin retardo, y se humilló ante él, que le dijo: Ve a chupar el veneno que has inyectado a ese niño. Y la serpiente se arrastró hasta éste, y le chupó todo su veneno. Y Jesús la maldijo, y la serpiente reventó. Y puso su mano sobre el pequeño, que, aun viéndose curado empezó a llorar. Mas Jesús le dijo: No llores, que con el tiempo serás mi discípulo. Y este discípulo era el mismo de que habla el Evangelio, y que los apóstoles llamaron Simón Zelote o Qananaia, a causa de aquel nido de gorriones, en el cual una serpiente lo había mordido.
5. Poco después, llegó un hombre de Jerusalén. Y los niños fueron a él, y lo detuvieron, diciéndole: Ven a saludar a nuestro rey. Y, cuando el hombre obedeció, Jesús observó que llevaba enroscada al cuello una serpiente, la cual, tan pronto lo sofocaba, como aflojaba sus anillos. Jesús le preguntó: ¿Cuánto tiempo hace que esa serpiente está en tu cuello? El hombre respondió: Hace tres años. Jesús añadió: ¿De dónde cayó sobre ti? El hombre contestó: Yo le hice una buena acción, y ella me la devolvió con otra mala. Jesús insistió: ¿De qué manera le hiciste bien, y ella te lo pagó con mal? El hombre repuso: La encontré en invierno, aterida de frío. La puse en mi pecho, y, llegado a mi casa, la metí en un cántaro de tierra, cuya abertura cerré. Y, cuando abrí el cántaro, para sacarla de allí, se lanzó a mi cuello, y en él se enroscó. Me atormenta, me estrangula, y no puedo librarme de ella. Y Jesús dijo: Has obrado mal, sin saberlo. Dios ha creado a la serpiente para vivir en el polvo de la tierra, y tener alternativamente frío y calor. De ti dependía que hubiese seguido viviendo en el polvo de la tierra, conforme a la voluntad divina. Pero la has agarrado, llevado contigo, y encerrado en un cántaro, sin darle alimento. No has procedido bien al respecto suyo. Y Jesús dijo a la serpiente: Baja de donde estás, y vete a vivir en el suelo. Y la serpiente obedeció, y se desprendió del cuello del hombre, que dijo: En verdad, tú eres rey, el rey de los reyes, y todos los encantadores y todos los espíritus rebeldes reconocen tu imperio, y te obedecen.
6. Advino en seguida un joven montado sobre un asno, y acompañado de un viejo, que, llorando, lo sostenía. Y, Jesús lo vio, se apiadó de él, y le dijo: ¿Qué tienes, viejo, que así lloras? ¿Cuál es la causa de tus lágrimas? Y el viejo dijo: ¿Cómo no llorar y atormentarme? Este hijo mío era quien a mí y a su madre, también anciana, nos sustentaba y nos servía. Pero unos ladrones lo han asaltado, desvalijado, golpeado, herido, y después se han marchado, dejándolo por muerto. Y Jesús sintió compasión por el viejo, y puso su mano derecha sobre el joven, que inmediatamente quedó curado de sus heridas, se apeó del asno, se puso en marcha por su propio pie, y regresó a su hogar con su progenitor.
Jacobo mordido por una víbora
XLIII 1. Otra vez, José mandó a su hijo Jacobo a buscar leña al bosque, y Jesús partió en su compañía. Cuando llegaron al sitio en que la leña se encontraba, Jacobo se puso a recogerla. Y he aquí que una mala víbora lo mordió en la mano, y el niño empezó a gritar y a llorar.
2. Y Jesús, viéndolo en aquel estado, se acercó a él, y sopló sobre la moderdura, que quedó cicatrizada. Y la víbora se desecó, y Jacobo se encontró sano y salvo.
Resurrección de Zenón, caído de una azotea
XLIV 1. Algunos días más tarde, Jesús jugaba con otros niños en la azotea de una casa. Uno de ellos cayó al suelo, y murió instantáneamente. Y los niños se dijeron los unos a los otros: ¡Ea! Digamos que quien lo ha tirado es Jesús, el hijo de María. Y huyeron todos, y Jesús quedó solo en la azotea. Cuando los padres del niño llegaron, dijeron a Jesús: Tú eres quien ha tirado a nuestro hijo desde lo alto de la azotea. Y él les respondió: No soy yo quien lo ha tirado. Mas ellos se pusieron a gritar, diciendo: Nuestro hijo ha muerto, y tú eres su matador.
2. Y Jesús, María y José fueron detenidos por la muerte de aquel niño, y se los condujo a la presencia del gobernador. Y ante éste depusieron los niños contra Jesús, como si hubiera sido él quien tirara al niño de la azotea. Y el gobernador dijo: Ojo por ojo, diente por diente, vida por vida. Cuando le tocó declarar a Jesús, respondió al juez en estos términos: No se me impute tan mala acción. Y, si no me crees, ¿bastará con que interroguemos al niño, para que manifieste la verdad? Si yo resucito a ese niño, y si él dice que no he sido yo quien lo ha tirado, ¿qué harás con los que han dado falso testimonio contra mí? El juez respondió, y dijo a Jesús: Si haces eso, tú serás absuelto, y los otros serán condenados. Entonces Jesús, acompañado del juez y de gran multitud, fue hasta donde estaba el niño muerto, y, colocándose cerca de su cabeza, gritó en alta voz: Zenón, Zenón, ¿quién te ha tirado de la azotea? ¿He sido yo? Y el muerto respondió, diciendo: ¡Perdón, Señor Jesús! Tú no me has tirado, y ni siquiera estabas allí, cuando me tiraron mis compañeros. Estos niños que han depuesto mentirosamente contra ti son los que me tiraron, y yo he caído. Entonces Jesús se aproximó a Zenón, lo tomó por la cabeza, lo irguió sobre sus pies, y dijo a los asistentes: ¿Habéis oído y visto? Y los adversarios de Jesús quedaron cubiertos de oprobio, y los espectadores, sorprendidos, se admiraron de prodigio tamaño, y alabaron a Dios, diciendo: Verdaderamente, Dios está con este niño. ¿Qué llegará a ser con el tiempo? Y Jesús se acercaba a la edad de doce años cuando hizo aquel milagro.
El agua recogida en una túnica
XLV 1. Y María dijo, una vez, a Jesús: Hijo mío, ve a buscarme agua al pozo. Mas, a causa del gran gentío que alrededor del pozo se comprimía, el cántaro, lleno de agua, como estaba, cayó y se rompió.
2. Y Jesús, desplegando la túnica que lo cubría, recogió el agua en ella, y la llevó a su madre. Y María quedó admirada en extremo. Y todo lo que veía, lo guardaba y lo encerraba en su corazón.
El hijo de Hanan castigado con parálisis
XLVI 1. Otra vez, Jesús se encontraba cerca de un canal de irrigación, y con él se encontraban otros niños. Y se entretenían en hacer pequeños depósitos de agua. Y Jesús, con barro, había formado doce pajaritos, y los colocó en los bordes de su depósito, tres a cada lado. Y era sábado aquel día.
2. Sobrevino el hijo de Hanan el judío, y, viéndolos así ocupados, les dijo con cólera y acritud: ¡En día de sábado amasáis barro! Y, lanzándose contra ellos, destruyó sus depósitos. Cuanto a Jesús, batió sus manos, se volvió hacia los pájaros que había hecho, y éstos volaron, chillando.
3. El hijo de Hanan se dispuso también a romper el depósito de Jesús, y el agua se desecó. Y Jesús le dijo: ¡Deséquese tu vida, como se ha desecado este agua! Y, en el mismo momento, el niño fue atacado de parálisis.
Jesús empujado por un niño
XLVII 1. Un día, Jesús camfnaba con José. Y encontró a un muchacho que corría, y que, tropezando con él, lo hizo caer.
2. Y Jesús le dijo: Como me has hecho caer, así caerás tú, para no levantarte más. Y, en el mismo momento, el muchacho cayó, y murió.
Jesús en la escuela de Zaqueo
XLVIII 1. Había en Jerusalén un maestro de niños llamado Zaqueo, el cual dijo a José: Tráeme a Jesús, para que se instruya en mi escuela. Y José le dijo: De buen grado. Y fue a hablar a María, y ambos tomaron consigo a Jesús, y lo llevaron al maestro. Habiéndolo éste visto, le escribió el alfabeto, y le ordenó: Di Alaph. Y Jesús dijo: Alaph. El maestro continuó: Di Beth. Y Jesús repuso: Explícame primero el término Alaph, y entonces diré Beth. El maestro dijo: No sé esa explicación. Y Jesús le dijo: Los que no saben explicar Alaph y Beth, ¿cómo enseñan? Hipócritas, enseñad, ante todo, lo que es Alaph, y os creeré sobre Beth. Y, al oír esto, el maestro quiso pegarle.
2. Mas Jesús, le dijo: Alaph está hecha de un modo, y Beth de otro, y lo mismo ocurre con Gamal, Dalad, etcétera, hasta Thau. Porque, entre las letras, unas son rectas, otras desviadas, otras redondas, otras marcadas con puntos, otras desprovistas de ellos. Y hay que saber por qué cierta letra no precede a las otras; por qué la primera letra tiene ángulos; por qué sus lados son adherentes, puntiagudos, recogidos, extensos, complicados, sencillos, cuadrados, inclinados, dobles o reunidos en grupo ternario; por qué los vértices quedan desviados u ocultos. En suma: se puso a explicar cosas que el maestro no había jamás oído, ni leído en ningún libro.
3. Y el maestro se sorprendió, y se espantó de las palabras del niño, de la nomenclatura que detallaba, y de la fuerza inmensa que se encerraba en las cuestiones que proponía. Y dijo: En verdad, esta criatura es capaz de quemar el fuego mismo. Yo creo que ha nacido antes del tiempo de Noé. Y, volviéndose hacia José, le dijo: Me has traído un niño para que lo instruya en calidad de discípulo, y se me ha revelado como maestro de maestros.
4. Y José exclamó: ¿Quién será capaz de educar a un niño como éste? Jesús repuso: Las palabras que acabas de pronunciar, significan que no soy de los vuestros. Estoy con vosotros y en medio de vosotros, y no poseo ninguna distinción humana. Vosotros estáis bajo la ley, y quedaréis bajo la ley. Yo existía antes que vuestros padres hubiesen nacido. Tú, José, te crees mi padre, porque no sabes de quién nací, ni de dónde vengo. Sólo yo sé verdaderamente cuándo has nacido, y cuánto tiempo permanecerás en este mundo. Y, al oír esto, todos quedaron llenos de sorpresa y de estupor.
El profesor castigado de muerte
XLIX 1. Después, otro maestro, más hábil que el primero, dijo a José: Confíame a Jesús, y yo lo instruiré. Y el maestro se puso a instruirlo, y le ordenó: Di Alaph. Y Jesús dijo Alaph. El maestro continuó: Di Beth. Y Jesús repuso: Dame antes la significación de Alaph, y después diré Beth. El maestro, colérico e irritado, levantó la mano, y le pegó. Y, en el mismo instante, su mano se secó, y cayó por tierra muerto.
2. Y el niño marchó fuera, y se mezcló entre el gentío. Y José llamó a María, su madre, y le advirtió: No dejes a Jesús salir de casa, porque todo el que le pega, muere.
Jesús en medio de los doctores
L 1. Cuando Jesús cumplió los doce años, sus padres subieron con él a Jerusalón, para la fiesta. Y, ésta terminada, regresaron a su hogar. Mas Jesús se separó de ellos, y quedó en el templo, entre los pontífices, los ancianos del pueblo y los doctores de Israel, preguntándoles y respondiéndoles sobre puntos de doctrina. Y todos se admiraban de las palabras, inspiradas por la gracia, que salían de su boca.
2. Jesús interrogó a los doctores: ¿De quién es hijo el Mesías? Y ellos respondieron: De David. Mas él replicó: Entonces, ¿por qué David, bajo la inspiración de Dios, lo llama su Señor, cuando escribe: Dijo el Señor a mi Señor: Siéntate a mi diestra, para que humille a mis enemigos bajo el escabel de tus pies?
3. Y el más viejo de los doctores repuso: ¿Has leído los libros santos? Y Jesús dijo: Los libros, el contenido de los libros y la explicación de los libros, de la Thora, de los mandamientos, de las leyes y de los misterios, contenidos en las obras de los profetas, cosas inaccesibles a la razón de una criatura. Y el doctor dijo a sus compañeros: Por mi fe, que hasta el presente no he alcanzado, y ni aun por oídas conozco, un saber semejante. ¿Qué pensáis que llegará a ser este niño, por cuya boca parece que habla Dios?
Ciencia de Jesús
LI 1. Y había también allí un sabio hábil en astronomía. Y preguntó a Jesús: ¿Posees nociones de astronomía, .hijo mío?
2. Y Jesús le respondió, puntualizándole el número de las esferas y de los cuerpos celestes, con sus naturalezas, sus virtudes, sus oposiciones, sus combinaciones por tres, cuatro y seis, sus ascensiones y sus regresiones, sus posiciones en minutos y en segundos, y otras cosas que rebasan los límites de la razón de una criatura.
Jesús y el filósofo
LII 1. Y se encontraba asimismo entre los doctores un filósofo versado en la medicina natural. Y preguntó a Jesús: ¿Posees nociones de medicina natural, hijo mío?
2. Y Jesús respondió con una disertación sobre la física, la metafísica, la hiperfísica y la hipofísica, sobre las fuerzas de los cuerpos y de los temperamentos, y sobre sus energías y sus influencias en los nervios, los huesos, las venas, las arterias y los tendones, y sobre sus efectos, y sobre las operaciones del alma en el cuerpo, sobre sus percepciones y sus potencias, sobre la facultad lógica, sobre los actos del apetito irascible y los del apetito concupiscible, sobre la composición y la disolución, y sobre otras cosas que sobrepujan la razón de una criatura.
3. El filósofo, levantándose, se prosterné ante Jesús, le dijo: Señor, en adelante, soy tu discípulo y tu servidor.
Jesús hallado en el templo
LIII 1. Y, mientras se cambiaban estas conversaciones y otras semejantes, sobrevino María, que, durante tres días, erraba con José en busca de Jesús. Y lo encontró sentado entre los doctores, preguntándoles y respondiéndoles. Y le dijo: Hijo mío, ¿por qué nos has tratado de esta suerte? He aquí que tu padre y yo te buscamos con extrema fatiga. Y Él repuso: ¿Por qué me buscáis? ¿No sabéis que debo estar en la casa de mi Padre? Ellos no comprendieron la palabra que les había dicho. Y los doctores interrumpieron: ¿Es éste tu hijo, María? Ella contestó: Sí. Y ellos dijeron: ¡Bienaventurada eres, oh María, por tal maternidad!
2. Y Jesús volvió con sus padres a Nazareth, y los obedecía en todas las cosas. Su madre conservaba en su corazón todas aquellas palabras. Y Jesús crecía en edad, en sabiduría y en gracia ante Dios y los hombres.











Bautismo de Jesús
LIV 1. A partir de aquel día, comenzó a ocultar sus prodigios, sus misterios y sus parábolas.
2. Y se conformó con las prescripciones de la Thora, hasta que cumplió los treinta años, en que el Padre lo manifestó en el Jordán, por la voz que exclamaba desde el cielo: He aquí mi hijo amado, en el cual me complazco, mientras que el Espíritu santo daba testimonio de él, bajo la forma de una paloma blanca.
Doxología
LV 1. Él es aquel a quien oramos y adoramos, él quien se ha encarnado por nosotros, y nos ha salvado, Él quien nos ha dado el ser, el nacimiento y la vida. Su misericordia no cesa, y su clemencia se extiende sobre nosotros, por su liberalidad, su beneficencia, su generosidad y su largueza.
2. A Él la gloria, la benevolencia, la fuerza, la dominación, ahora, en todo tiempo, en toda edad, en toda época, hasta la eternidad de las eternidades y por los siglos de los siglos. Amén.
Fuente: Los Evangelios Apócrifos, por Edmundo González Blanco